quel che resta 築地市場

Gyotaku Levante

Palazzo Giorgi, Chiasso del Bargello 5 - Siena

20 febbraio / 20 marzo 2022

La mostra

L'artista

Fotogallery

Il famoso mercato del pesce all’ingrosso di Tsukiji fu inaugurato nel 1935 e, fino al  2018, fu il più famoso del mondo nel suo genere. Tanto famoso da dover limitare le  visite dei turisti, il mercato di Tsukiji, che in passato trattava centinaia di tipi di pesce,  ma anche frutta e verdura, è stato chiuso a ottobre del 2018 per essere trasferito  nella sede più moderna di Toyosu. Fu inaugurato dopo che il Grande terremoto del  Kanto del 1923 distrusse gran parte della città e la sede precedente del mercato, a  Nihonbashi. Il mercato ittico di Tsukiji (in giapponese 築地市場, Tsukiji shijō) è stato il più grande  mercato del pesce del mondo. Da questo mercato passavano enormi quantità di  pesce, provenienti dalle battute di pesca che spingevano la flotta giapponese nei mari di tutto il pianeta.  Il Giappone per quanto ricco di paesaggi straordinari nell’entroterra delle isole di cui  si compone, è al mare che è vincolato da un legame vitale indissolubile, che ne ha  plasmato anima e cultura, così come il paesaggio, plasmato dagli elementi, su tutti il  mare ed il fuoco dei vulcani; aspetto che ritorna protagonista anche della produzione  storico artistica. 
Il nome della mostra è la chiave di volta di un ampio arco semantico che racchiude  arte, mare e Giappone.  L’artista Elena Di Capita ricorre per le proprie opere all’antica arte giapponese  denominata Gyotaku (魚拓, da gyo “pesce” + taku “impressione”, “litografia”): è il  tradizionale metodo giapponese di realizzare stampe di pesci, una pratica che  affonda le proprie radici alla metà del XIX secolo.   Questa forma di stampa naturale era in origine usata dai pescatori giapponesi per  testimoniare le proprie catture, ma finì presto per divenire una forma d’arte a sé  stante.  La forma che l’animale lascia sulla carta, è un’impronta di una storia vissuta, così  come il calco del volto che si usava fare al celebre defunto per trarne un’ultima  immagine della sua esistenza, una “maschera” che sopravvivesse in eterno al  deperimento della carne.  Ecco che osservando le pareti dove sono appese tutte le immagini di pesci viene  subito alla mente l’immagine di un ricco, animato, vitale mercato del pesce: al  contempo però quelle ‘impronte’ diventano un fermo immagine, una fotografia della  storia del mare e dell’uomo, che lo abita, attraversa e preda. Sulle antiche radici marine che sorreggono la storia del Giappone si appoggia anche  la spina dorsale di questa mostra. Un anello lega ulteriormente i significati ed i tempi  che compongo il progetto: l’artista Di Capita è stata infatti messa in dialogo con la  xilografia “Il Fiume dal Ponte” (1800) dell’artista giapponese più conosciuto e  riconosciuto in Occidente, Katsushika Hokusai.   Questa tavola appartiene alla serie denominata “Toto shokei ichiran” 東都勝景一覧 (Belle vedute della capitale orientale a colpo d’occhio).  Le strade di Toto (Tokyo) anche quando Hokusai ne fermava con le sue delicate e  dettagliate istantanee la vita di tutti i giorni, brulicava bagnata della vita di quel mare  che riceveva le acque dei fiumi Ara, Somida e Tama.  Ed i pesci portati dagli uomini in panieri sulle spalle, ci riportano ancora una volta al  lavoro di Di Capita. 
La mostra “Quel che resta” arriva nel percorso produttivo di Officina Parnaso, come  secondo capitolo del Progetto Metamorfosi (oltre ad esser il tanto atteso ritorno alla  presenza dopo l’immediato arresto immediatamente successivo al capitolo d’esordio. Attraverso la trasformazione temporanea di un appartamento che si affaccia su  Piazza del Campo in una Home Gallery, impronta già avviata da Palazzo Giorgi, andremo a raccontare, in piccolo, uno spaccato dell’evoluzione  naturale a noi circostante, e nello specifico negli ambienti marini su cui il nostro  paese si affaccia.  La spinta antropica alla trasformazione della struttura naturale che è in atto, evidente  e massiva, è il grande tema su cui muove tutto il Progetto Metamorfosi, spinto da  quella che per noi è un’urgenza imprescindibile: la comprensione e quindi di  conseguenza la possibile opposizione ai meccanismi degeneranti che lo stile di vita  della società contemporanea stanno imponendo al pianeta.  Come da natura stessa del progetto, per la trattazione delle tematiche più specifiche  ci avvaliamo della competenza di professionisti del mondo scientifico accademico:  rinnoviamo così la collaborazione, che ci onora, con l’Ateneo cittadino, e più  specificatamente questa volta nella figura della Professoressa Letizia Marsili, del  Dipartimento di Scienze Fisiche della Terra e dell’Ambiente dell’Università degli Studi  di Siena.

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